La carità (Raffaello)


Prima delle tre tavole da Raffaello intorno al 1507, sono gli scomparti della predella della Pala Baglioni. La tavola centrale con la Deposizione è attualmente alla Galleria Borghese di Roma mentre la cimasa con il Padre Eterno benedicente tra angeli si trova a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria. La predella, portata a Parigi nel 1797, ritornò a Roma nel 1816 e fu esposta in Pinacoteca dal 1820.

Raffaello, riprendendo la tradizione iconografica elaboratasi nei secoli, rappresenta la carità come una donna carica di figli. La carità è cioè feconda, ama la vita e la serve. E la vita la cerca, assetata.
La carità non è così semplicemente la cura di coloro che debbono essere recuperati perché si sono persi, ma è innanzitutto amore per la vita stessa, amore per i bambini che nascono, amore per chi si sposa e celebra le nozze, amore per l’educazione. È amore che previene e genera e non solo amore che recupera.
Ai lati della carità due putti la rappresentano ulteriormente. A sinistra uno regge un fuoco. La carità è fuoco che riscalda. Non è algida, frigida e distaccata, bensì è passione che muove. Secondo la tradizione morale cristiana la bontà non consiste nell’assenza delle passioni, bensì nell’essere mossi dalle passioni buone.
A destra un altro putto versa un copioso grappolo d’uva, segno dell’abbondanza che la carità offre.
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Essa lo dona, senza trattenere nulla. Non esiste amore che non comporti il dono di sé.

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