Trittico dell’Adorazione dei Magi (Bosch)

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Hieronymus Bosch, Trittico dell’Adorazione dei Magi, pannello centrale, 1485-1500 circa. Olio su tavola 138×144 cm. Museo del Prado, Madrid 

La capanna di Davide è veramente messa male nel Trittico dell’Adorazione di Hieronymus Bosch. Sembra miracolosamente sorretta da un lungo legno curvo posto proprio in primo piano. 
Un legno che separa la Madre dal Figlio, come più tardi avverrà con la croce. Eppure la Vergine Madre sta sotto di essa con la solennità di una regina, reggendo il Figlio suo. Nessun timore che la capanna possa cadere! Anche nel paesaggio Bosch narra un identico contrasto: la stella spende allo zenit della storia segnando un cambiamento epocale, l’anno zero di una nuova era e all’orizzonte ecco cavalli schierati e guerre in atto. Luce e oscurità. Il tema si ripete poi, di nuovo, nei pressi della capanna. Tre re sono rivolti al Divino infante, ma nessuno di essi ha la corona. Una è posta ai piedi del Bambino mentre l’altra è in mano ad un quarto re. Questi è l’unico a essere incoronato ed è un re inquietante. È piagato a una gamba (che sia lebbra?), spia da dietro le inferiate, compaiono sul suo manto sfere e anelli e simboli demoniaci sopra la stola che pende dal precario riparo del mantello rosso. È l’Anticristo? È il fumo di Satana entrato nella casa di Dio? A ben guardare questo re è nudo, come il Cristo che sta in grembo alla Madre come su un altare, porta una corona di spine, è ferito, incatenato e indossa il manto rosso della pazzia. 

Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (Rembrandt)

Cristo nella tempesta sul mare di Galilea
Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (o anche solo Tempesta sul mare di Galilea) è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1633 dal pittore olandese Rembrandt van Rijn e custodito nell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston fino al suo furto, avvenuto il 18 marzo 1990.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_nella_tempesta_sul_mare_di_Galilea

La Samaritana (de Torres)

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Julio Romero de Torres (1874-1930) La Samaritana olio su tela Cordoba

Il realismo di Torres consegna la samaritana alla sua anfora. Egli la coglie prima della resa, ancora tenacemente attaccata al suo pensiero e alle sue abitudini mondane. Gesù le sta vicinissimo anzi, la invita quasi abbracciandola a una verità che sta più in alto, ma lei non pare desiderosa di capire. La Samaritana spagnola né guarda nel pozzo della sua miseria, né si lascia provocare dall’invito a guardare più in alto. Rimane lì con gli occhi fissi su di noi, forse un poco accusandoci di essere simili alla generazione di Cristo: «vi hanno suonato il flauto e non avete ballato, vi hanno cantato un lamento e non avete pianto». Sì, la donna di Torres ci somiglia di più, un po’ di più della samaritana di Köder. Forse dobbiamo deciderci a guardare nel profondo della nostra oscurità per ritrovare la luce che permetta di mirare più in alto e riprendere consapevolezza di ciò che siamo e di sia Colui che ci ha generato.

La donna al pozzo di Giacobbe (Koder)

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Sieger Koder, Die frau am Jakobsbrunnen (La donna al pozzo di Giacobbe) olio su tela, 2001, Museo Ellwange Bild und Bibel 

La chiamavano Santa Maritana, nella Lombardia di un secolo fa. Non era difficile, all’inizio della quaresima, incontrarla per le strade e la contrade. Era una bambina, di solito, a impersonarla, mentre un altro bambino interpretava Gesù, entrambe ingaggiavano un dialogo davanti alle porte di casa, nei cortili, e la gente correva a guardare questa sorta di Vangelo vivo, rieditato dai piccoli per far meditare i grandi. Nessuno si è mai scandalizzato per la storpiatura del nome, tanto il popolo l'aveva già canonizzata da un pezzo, quella samaritana giovannea che lasciati anfora e mariti si era messa ad annunciare a tutti il Salvatore. Oggi conosciamo tutto di quella donna di Samaria, ma ci siamo dimenticati il Vangelo che ella annuncia: la gloria di un Dio Trino che vuole entrare in relazione con l'uomo e lo salva dentro un miracolo di grazia e di comunione. La Santa Maritana, finita la sua diatriba con Gesù, riscuoteva da tutti i presenti un piccolo obolo: erano gli ultimi dolciumi, residuo di un carnevale appena passato, o qualche spicciolo per rifare il tetto della chiesa. Così, preghiera, elemosina e penitenza, i capisaldi della quaresima, si vivevano in diretta, guidati dai bambini. Oggi l'individualismo ci ha bloccato dentro le nostre villette a schiera dagli ingressi nascosti, dentro gli interminabili piani di palazzi dalle porte anonime, di modo che nessun Vangelo in scena turbi le coscienze. Un dipinto di un pittore tedesco, scomparso di recente, ci racconta bene l’esperienza di questa Samaritana post contemporanea. Il sole è allo zenit, per i Vangelo, come per Sieger Köder. 

La Sacra Famiglia (Joos van Cleve)

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Joos van Cleve La Sacra Famiglia c. 1515 olio su panello, 53 x 40 cm Akademie der bildenden Künste, Vienna
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Joos van Cleve La Sacra Famiglia c. 1512-13 olio su legno, 42,5 x 31,8 cm The Friedsam Collection, New York

Gesù Bambino col cuore infiammato e ferito d'amore (Cano)

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Alonso Cano, Gesù Bambino col cuore infiammato e ferito d'amore, Ego dormio, et cor meum vigilat, Olio su tavola, 1636-38, Meadows museum of Art, Dallas

Alonso Cano, pittore e scultore spagnolo, già nel 1636 dipinse una curiosissima immagine del Cuor di Gesù. Il divino infante siede con un abito grigio, frusto, segno di quel lenzuolo che lo avvolse nell’ultima ora e qui tinto nel grigiore della morte. Pare addormentato e a questa interpretazione ci dirige il titolo: Gesù Bambino col cuore infiammato, ferito d’amore, Ego dormio et cor meum vigilat. Sì, io dormo ma il mio cuore veglia: le parole della sposa del Cantico dei Cantici sono poste qui in bocca allo sposo, Cristo che, nel sonno della morte, veglia su tutte le nostre ferite. È evidente, del resto, la ferita del cuore sul quale Gesù siede, indicando così l’abbandono al suo destino in un’offerta senza ripensamento. Gli occhi benché chiusi ci vedono, scrutando le nostre risposte. Il dito mignolo non è nascosto dalla guancia con gli altri e pare già arrosato di quel sangue che avrebbe di lì a poco versato sulla croce. Di fronte a immagini simili Santa Teresa di Lisieux maturò la sua piccola via, educandosi a vivere nella profonda coscienza del proprio limite e nell’infinita confidenza verso la misericordia di Dio. Il manto verde, che Gesù Bambino trattiene con la mano destra, è simbolo di quella vita che, a differenza di noi, egli può dare e riprendere di nuovo. Così il fedele, pregando di fronte a tali immagini, era spinto a guardare le brutture della vita presente con la fiducia di essere custodito dallo sguardo e dall’amore del Salvatore il quale, a dispetto dell’apparente silenzio, continua a vegliare su di noi con la tenerezza di un padre e la forza salvifica del suo Sacrificio.

Santa Maria Maddalena (Carlo Crivelli)

Santa Maria Maddalena
Santa Maria Maddalena è un dipinto a tempera e oro su tavola (152x49 cm) di Carlo Crivelli, databile al 1476 circa e conservato nel Rijksmuseum di Amsterdam. È firmato OPVS KAROLI CRIVELLI VENETI.
https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Maria_Maddalena_(Carlo_Crivelli)

Anche il Crivelli ha voluto immortalare la Maddalena con lo sguardo sospeso tra il mantello e il vasetto. Benché opera diversa per epoca e stile (qui siamo nel 1471 ad Ascoli Piceno) l’emozione che suscita lo sguardo della Maddalena è identica. Il fondo oro, con la sua solennità, non riesce a imballare il profilo della santa che resta vigile e viva. Il vasetto si confonde con l’oro del fondo, quasi a indicare il mistero di cui è stato testimone: quella pia pratica di sepoltura mai compiuta, rimasta sospesa nel corso dei secoli, come questo vaso è sospeso nell’oro. Il mantello della Maddalena invece, qui, è rigorosamente rosso, come vuole l’iconografia tradizionale, con l’interno verde. 

Annunciazione (Waterhouse)

 
 
 
John William Waterhouse, Annunciazione, olio su tela 1914, olio su tela, 99 x 135 cm, Sotheby 's, Stati Uniti d'America

Si comprende allora lo spavento di Maria e il rapido portarsi la mano al petto e alla testa: i principali luoghi ove si gioca la vittoria sul male. E se qui è porto alla Vergine il giglio, simbolo della novità dell’Incarnazione, là, in Giovanna d’Arco, è offerta la spada, segno della lotta che il regno di Dio combatte in questo mondo. Fu Gesù stesso ad annunciare tale lotta quando disse: non sono venuto a portare la pace, vi dico, ma la spada. E non è certo un incitamento alla guerra quello di Cristo, pur tuttavia la sua voce, come quella udita dalla Pulzella d’Orleans, ci sveglia da un pacifismo comodo che dimentica la lotta contro il male. Non è un caso se una donna del calibro di Giovanna sorse in Francia durante la guerra dei cent’anni contro l’Inghilterra! Ancora oggi queste due nazioni sono al centro delle sfide moderne tese a conculcare le radici cristiane dell’Europa; sono al centro della lotta contro l’ideologia gender, con il fenomeno delle Manif pour tu (o delle Sentinelle in piedi); al centro della lotta contro il fondamentalismo islamico, con i giovani mussulmani inglesi che girano con la scritta 2033, promettendo per quella data la vittoria demografica mussulmana. Così Giovanna d’Arco nel ritratto possente di Thirion si sottrae a tutte le polemiche antiagiografiche e ci risveglia con la sua spada alla necessità di una legittima difesa. Una difesa che passa per la via del fuso, simbolo della paziente semplicità e del coraggio che solo le donne, con la loro dedizione educativa verso l’uomo, sanno attuare. Giovanna, dunque, è la vera femminista cristiana che ci restituisce alla difesa contro le imperanti ideologie che violano i diritti cristiani, quali la vita, l’identità di genere e la libertà religiosa.

Cristo in pietà e i simboli della Passione

Lorenzo Monaco, Cristo in pietà e i simboli della Passione, 1404, cm 268 x 172, tempera su tavola, Galleria dell'Accademia, Firenze
 
È diventato celebre a causa di San Tommaso il «pie pellicane», il Cristo pellicano che nutre i suoi piccoli, cantato nell’inno eucaristico Adoro te devote. Il pellicano è, nella storia dell’arte cristiana accanto al pane e al pesce, simbolo eucaristico per eccellenza. Spesso però l’immagine del pellicano compare nelle crocifissioni o con il Cristo sofferente come nell’opera di Lorenzo Monaco. In questo dipinto compaiono tutti i segni principali della passione: lanterna, denari, coltello, bastone, catino per il lavaggio delle mani di Pilato, gallo, flagelli, colonna, lancia, spugna, scala, calice, sepolcro e oli aromatici.

Cenacolo di Ognissanti (Ghirlandaio)

Cenacolo di Ognissanti
Il Cenacolo di Ognissanti è un piccolo ambiente museale di Firenze, situato in Borgo Ognissanti, nel refettorio posto fra i due chiostri del convento di Ognissanti. Vi si trova il grande affresco dell'Ultima Cena (400x810 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1480.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cenacolo_di_Ognissanti

Resurrezione di Cristo (Ratgeb)


Jörg o Jerg Ratgeb, Altare di Herrenberg, tavola esterna destra: Resurrezione di Cristo. 1518-1519 tempera su legno 270 × 147 cm Stoccarda, Staatsgalerie.

Roccia e luce sono protagonisti anche in una risurrezione di Jerg Ratgeb, artista tedesco contemporaneo di Grünewald e molto vicino a lui nello stile. Ratgeb, che aveva aderito alle testi luterane, rilegge la roccia del sepolcro come la roccia del Sinai, come il luogo di una alleanza assolutamente nuova, perché fondata sulla grazia. 

Cenacolo di San Marco (Ultima Cena, Ghirlandaio)

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Domenico Ghirlandaio Cenacolo di San Marco (Ultima Cena), affresco (400x810 cm) 1486 circa Museo nazionale di San Marco, Firenze.

Giobbe attende da Dio una risposta (Koder)


KSA Sieger Köder (nato in Wasseralfingen - Stoccarda – il 3 gennaio 1925) 
Giobbe attende da Dio una risposta (Collezione Privata)

Proprio al beato Giobbe si riferisce un’opera di Sieger Köder, sacerdote tedesco, vivente. A differenza di altri artisti, come William Blake o, prima ancora il de Ribera e tanti altri, Köder non ci fa vedere nulla di Giobbe; non lo ritrae seduto sulla cenere con un coccio in mano per grattarsi le piaghe: di Giobbe, Köder, ci mostra solo il volto, intensissimo e orante.