Exodus (Chagall)

Exodus - Marc Chagall
Marc Chagall, Exodus, 1952-1966, olio su tela,130×162 cm, Collezione Privata

E’ tenebra. C’è paura e smarrimento. Il popolo d’Israele, che rappresenta ciascuno di noi nel sentiero della vita, percorre il suo cammino verso la Terra Promessa.
Marc Chagall, artista russo di credo ebraico chassidico, affronta il tema con grande partecipazione dando vita, dopo una lunga gestazione di quattordici anni (1952-1966), ad una composizione in cui prende vita l’esodo e la fuga del popolo dal tempo di Mosè a quella più recente dei Pogrom di inizio Novecento, fino ad arrivare a quello subito durante la Seconda Guerra Mondiale. La scena dipinta diviene così un’unica grande azione “senza tempo”, in cui l’assoluta tragedia dell’evento accomuna e annulla le distanze temporali, come simboleggia il pendolo fluttuante nell’oscurità del cielo.
Chagall, in maniera rivoluzionaria e controcorrente, fa dominare la scena alla gialla figura del Cristo in croce, emblema della religiosità cristiana e simbolo di tutto il popolo ebraico che soffre. Sotto le Sue braccia aperte e inchiodate per Amore si ammassa il popolo eletto in un lungo corteo che si snoda verso il centro della composizione. Durante il suo soggiorno parigino (1910-1914), l’artista viene attirato dalla figura del Cristo che incontrerà nell’arte cristiana disseminata nelle cattedrali e nei musei della capitale francese. A quel Cristo offre il centro della sua opera. Ebbene sì, all’atto d’Amore di un Profeta, che noi crediamo Dio-con-noi, Chagall punta la sua attenzione. Con intuizione poetica e profetica, egli mette al centro il Crocifisso-Eucaristico come simbolo più alto dell’Amore e del dolore, superando così  gli steccati delle varie confessioni religiose, per ritrovarsi tutti uniti nell’Amore e nella Misericordia. Il giallo della Sua figura, che contrasta con l’oscurità in cui è immersa la fiumana umana, dona luce al dipinto e nuova speranza all’osservatore.
Tra la moltitudine si scorgono alcune figure topiche dell’arte dell’artista russo: il rabbino che abbraccia la Torah, l’ebreo errante con il sacco sulle spalle, sua moglie Bella sotto la huppah vestita con l’abito nunziale, la figura di Mosè che stringe le Tavole della Legge e tutto il multiforme popolo che si allontana dalla schiavitù cantando, pregando e soffrendo.
Ma dov’è la Terra Promessa? Arriverà mai il popolo di Dio in questa Terra?
Credo che la vita sia un percorso dove c’è lotta e sofferenza, proprio come dipinto da Chagall, nel quale la creatura ha la possibilità di unirsi al Suo Creatore che per farsi incontrare si è fatto uomo e si è caricato di tutto il dolore umano.
L’artista ha accolto nel suo spirito questo messaggio d’amore e l’ha trasmesso nel bel mezzo di un secolo tragico, trasfigurato in bellezza, speranza e luce, proprio come questo nel quale anche noi viviamo.
Parafrasando il critico Gaston Bachelard, penso davvero che la grandezza di Chagall sia stata quella di riuscire a riscrivere nei suoi quadri i passi bibblici che diventano Luce anche per chi Dio non lo conosce ancora.
(http://www.vitalbamorelli.it/2013/03/29/exodus-marc-chagall/)
http://www.wikiart.org/en/marc-chagall/exodus-1966#close
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