La Crocifissione (M. Grünewald)


La Crocifissione di Matthias_Grünewald (1512-1516)
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La “Crocifissione” di Mathis Grunewald, fa parte di una pala di altare commissionata al pittore dall’Abate del monastero di Isenheim, Guido Guersi. Essa era destinata alla preghiera dei monaci antoniani e dei tanti malati che venivano pietosamente accolti nel monastero.[1]
L'immagine raffigura la Crocifissione di Gesù, la cui immagine è formata da due pannelli congiunti d'eguali dimensioni, dove compaiono:[2]
  • Gesù Cristo, reso verdastro dalla morte, presenta il volto storpiato in un'espressione che vuole suggerire il dolore drammatico della sua esecuzione e mostra sul corpo i segni della bestiale violenza, simboleggiata anche dalla spaventosa corona di spine. La sua figura è più grande degli altri personaggi.
  • San Giovanni Battista (personaggio del tutto inaspettato ed anacronistico) indica Gesù Cristo commentandone la morte con la frase contenuta nel Vangelo aperto che tiene in mano (Gv 3,30): «Egli deve crescere e io, invece, diminuire.»
  • Un agnello, ritto in piedi e sgozzato; il suo sangue si raccoglie nel calice, alludendo al sacrifico del Redentore ed alla celebrazione della Messa.
  • Madonna indossa un'inconsueta veste bianca e presenta un volto pallido, ad evidenziare il suo strazio.
  • San Giovanni evangelista, sorregge la Madonna addolorata che sta per svenire; nel quale si è voluto vedere un autoritratto del pittore.
  • Santa Maria Maddalena prega disperatamente ai piedi della Croce. Ha accanto a sé un vasetto d'unguenti, il suo tipico attributo iconografico, come riferimento sia alla cena evangelica durante la quale lei ha lavato e profumato i piedi di Gesù, sia alla necessità preparare il corpo di Cristo per la sua sepoltura.
"Illum oportet crescere. Me autem minui" (Gv 3,30): "Egli deve crescere e io diminuire" è il testo che campeggia sopra il grosso indice del Battista puntato sopra un Cristo sfigurato dal dolore che domina la scena per la sua grandezza e la drammaticità della sua condanna. Il cielo oscuro dice l’impassibilità della storia di fronte a un simile dolore, ma dice anche il rimando cosmico della scritta latina. Lo studioso Vetter attingendo ai discorsi di sant’Agostino e alla grande tradizione medioevale spiega così la popolare frase giovannea: le nascite del Battista e di Gesù corrispondono ai due solstizi: il percorso del sole cala (diminuisce) dalla festa di san Giovanni (24 giugno) a Natale e cresce da Natale a san Giovanni. Nel percorso del sole viene ad essere simboleggiato anche il passaggio dei due Testamenti: nel Battista abbiamo l’ultimo profeta dell’Antico e in Gesù il divino Fondatore del Nuovo. Tutto il dipinto di Grünewald può essere interpretato in chiave cosmica, infatti Maria, Giovanni l’evangelista e la Maddalena (di dimensioni più piccole rispetto a Gesù e il Precursore) rappresentano rispettivamente: la luna (diafana e ricurva nel cielo del dolore) circondata da un alone rosseggiante (la tunica di Giovanni) e la terra (la Maddalena) che attende da Cristo di essere riscattata dalla schiavitù del peccato e della morte (il vasetto di profumi per la sepoltura).[3]
"Egli deve crescere e io diminuire". La concretizzazione più vera di questo assunto, Giovanni l’ha sperimentata il giorno dopo quando, esaurita la sua missione di precursore, i discepoli lo abbandonano per seguire Gesù, il vero Maestro, il Cristo: Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio (Gv 1,35-39).[4]
Per approfondire:


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